Chi sceglie questo stile di vita, vive davvero una vita più semplice?
Utilizzo la parola “semplicità” spesso nei miei discorsi: vivere una vita semplice, ricerca della semplicità, uno stile di vita semplice ecc... Se ne parla con gli amici, se ne parla con i parenti e se ne parla anche qui nel blog.
Ma spesso mi soffermo su certi episodi e situazioni avvenute qui nella nostra fattoria: quando, per esempio, ci sono morte delle capre da latte nel giro di pochi giorni così, all'improvviso e senza alcun segnale, ammalandosi gravemente e morendo nel giro di un paio di giorni lasciandoci esterrefatti e con un grande senso di impotenza addosso. Stessi sentimenti provati dopo l'aborto di una delle nostre vacche wagyu quasi a termine di gravidanza.

E poi quando uno dei numerosi tifoni che ha colpito il Kyushuu (in Giappone sono molto frequenti soprattutto tra Settembre e Ottobre), ci ha rotto la grondaia nuova e parte del tetto della stalla. Oppure quando il nostro cavallo si è azzoppato ed è dovuto stare fermo diversi mesi.
Per non parlare delle piccole/grandi decisioni che abbiamo dovuto prendere: quando il raccolto di patate è andato male a causa delle talpe. Oppure quando siamo stati colpiti da mesi ininterrotti di pioggia che ci hanno rovinato la fienagione e abbiamo dovuto scegliere se salvare parte del fieno di prato quasi pronto, oppure salvare quello d’avena. Insomma, quando le cose sembrano andare bene...ecco spuntare fuori sempre un imprevisto.
Quando controllo i social, gli status e le foto dei miei conoscenti e amici che commentano le serie tv del momento, vanno in vacanza in posti che io posso solo ammirare attraverso uno schermo, mangiano una sera sì ed una no al ristorante o che tornano a casa dal lavoro e hanno zero faccende da fare, ammetto di provare un pò di invidia.

Ora, non fraintendermi, non cambierei mai la mia vita per la loro. MAI. Amo quello che stiamo facendo qui e sento di aver finalmente trovato la mia strada, ma non posso fare a meno di chiedermi se non sia fuorviante riferirsi a questo stile di vita come “semplice”. Penso che lo si consideri come semplice, perché facciamo molte cose che ci riportano ad un tempo che scorreva più lentamente, dove non esisteva tecnologia, si faceva giardinaggio, si allevavano animali, si autoproduceva il più possibile e si cucinava anche dagli scarti.
Ma guardiamo in faccia la realtà, gestire una fattoria (soprattutto se si è solo in due, con due bimbi piccoli e senza grossi mezzi agricoli) è un lavoraccio, perché più che le conoscenze,perfettamente acquisibili, per gestire gli animali e fare un orto, ti prende davvero tantissimo tempo ed energie. Le giornate finiscono senza nemmeno accorgersene e ci si ritrova la sera a realizzare di aver fatto solo metà delle cose che andavano fatte (ovviamente ci sono giornate più produttive di altre)
Quando paragono (e lo so che è una cosa che non si dovrebbe fare, ma penso che sia una cosa intrinseca nell’essere umano) il mio stile di vita con qualcuno che vive in città e non ha animali, non deve pensare al raccolto, può acquistare tutto il cibo che vuole (e quando vuole!) al supermercato...beh, detesto ammetterlo ma sembra che, sotto certi aspetti, sembra che stia vivendo una vita più “semplice” della mia.
Ma nonostante tutte le fatiche e complicazioni, vale assolutamente la pena vivere in campagna. Una vita piena, gratificante, istruttiva, soddisfacente...semplice? mmh, forse non così tanto 😉
E voi cosa ne pensate?
Quando vivevo in Italia, soprattutto poco prima di partire per il Giappone, ogni tanto acquistavo del latte di capra perché lo trovavo più digeribile del latte vaccino. Effettivamente il latte di capra ha una struttura simile ma diversa a quello vaccino e, nonostante sia più grasso, risulta più digeribile. Aggiungiamoci anche il fatto che contiene più fosforo e calcio rispetto al latte vaccino, quindi lo rende perfetto per essere consumato anche da bambini e anziani.
Ma devo ammettere che facevo quasi fatica a berlo (ed ero l’unica in famiglia a consumarlo) per via del suo sapore molto intenso e particolare. Una volta trasferita in Giappone però, ho iniziato a rimpiangere il fatto di non poterlo acquistare...perché sì, qui nei supermercati non vendono latte di capra, o latte che non sia vaccino, di soia o di mandorle. Ancora devo capire se il motivo è per via della scarsa domanda o se invece ci sono altre ragioni che ancora mi sfuggono.
Quando abbiamo intrapreso il nostro percorso di decrescita e autosufficienza avviando la nostra fattoria, abbiamo deciso di investire inizialmente in capre, perché più gestibili ed economiche da mantenere rispetto a una vacca da latte.
Domande come:
“Avete intenzione di bere il latte delle vostre capre?!”
“Avete mai bevuto il latte di capra? Ma vi piace davvero?”
“Ma si beve il latte di capra?” erano all’ordine del giorno.
In più Naoki, mio marito, non aveva mai bevuto il latte di capra e non aveva idea dell’intenso sapore che invece il mio palato conosceva fin troppo bene!
E così, dopo un anno di attesa (la nostra capretta è arrivata da noi che era ancora piccola, quindi abbiamo aspettato un bel po' prima di poterla mungere) è arrivato finalmente il momento del primo assaggio.

Quel giorno, dopo aver munto la nostra capretta Ichigo ed aver filtrato il latte, l’ho riposto in un contenitore di vetro e lasciato in congelatore per un’ora e mezza prima di consumarlo. Ed ecco che, finalmente, giunse il momento dell’ assaggio... giusto un sorso. Ricordo ancora che sia io che Naoki eravamo alquanto perplessi e avremo probabilmente fissato il bicchiere per un minuto buono per assicurarci che non ci fosse nulla di strano: l’aspetto era normale e nessun cattivo odore, quindi ci siamo fatti coraggio, abbiamo mandato giù e...sorpresa!
Sapeva semplicemente di...latte! Potrebbe far ridere detta così, ma sono stata la prima a rimanere di stucco. Avevo un chiaro ricordo del sapore del latte di capra, e invece qui nulla. Nessun sapore forte o amarognolo, anzi! Un denso, ricco e dolce latte che niente aveva a che vedere con quello che ero solita acquistare al supermercato.

Che grande dilemma!
Dopo numerose ricerche, sono arrivata alla conclusione che il latte di capra del supermercato, essendo pastorizzato, mantiene il suo inconfondibile e forte sapore di capra, ma i motivi potrebbero essere anche che:
1) Alcune razze producono latte dal sapore più forte di altre.
2) La dieta dell’animale incide in parte sul sapore del latte.
3) E’ molto importante refrigerare il prima possibile il latte appena munto a temperature inferiori ai 5 gradi.
4) Più il latte “invecchia”, più il sapore s'intensificherà.
La soddisfazione e la gioia nel poter bere il latte della capretta che abbiamo cresciuto e che stiamo allevando noi, non sono descrivibili a parole. Io mi sono re-innamorata del latte di capra, e ciò mi da la carica giusta per svegliarmi presto al mattino per la prima mungitura della giornata.

Consiglio spassionato per tutti voi: trovate una fattoria/un allevamento (possibilmente che alleva capre al pascolo) e acquistate del latte o fatevi dare un assaggio... vi assicuro che ne rimarrete piacevolmente sorpresi.
Aggiornamento: 28 ago 2021
Da quando viviamo in campagna e stiamo abituando il nostro palato a cibi più freschi e genuini, in famiglia abbiamo bandito i prodotti già confezionati e pronti all’uso. Non solo per una questione di salute, ma soprattutto perché non ci piacciono più come prima.
Sì, io cucino praticamente tutto quello che posso cucinare da zero: è più sano, posso controllare la quantità di sale e zucchero, mi diverto e imparo.
“Ma quindi passi tutto il giorno in cucina? Io non ho tutto questo tempo!”
Ehm...no, io non passo tutto il giorno a cucinare e in questo articolo ti svelerò i miei trucchetti.
Ma prima di iniziare, ti starai chiedendo perché cucinare da zero quando invece è molto più semplice acquistare prodotti già pronti?
Per prima cosa, ritengo che cucinare da zero faccia sempre parte di quel discorso, ripreso più volte nel mio blog, riguardo l’essere consapevoli di cosa mangiamo e di come il cibo arriva sulle nostre tavole. Inoltre ritengo che buon cibo significhi qualità della vita più alta. Fai un esperimento e vai a vedere gli ingredienti segnati dietro la confezione, per esempio, del pan bauletto o delle tue merendine preferite. Ti garantisco che per riprodurli a casa tua, ti serviranno almeno la metà degli ingredienti che ci sono scritti.
Quindi bando alle ciance, ecco i miei consigli su come cucinare da zero anche se non hai tanto tempo a disposizione:
1) Pianifica in anticipo
Sembrerebbe un consiglio scontato, ma ti assicuro che dedicare 10 minuti la domenica per organizzare la spesa e i pasti settimanali, ti aiuta ad essere più organizzato. Ancora meglio se cucini i pasti in anticipo per i giorni che sai essere impegnativi. Provare per credere!
2) Cucina doppie (o triple!) porzioni
Quando è possibile, cucina doppie o più porzioni. Il più lo puoi eventualmente congelare e tirare fuori all’occorrenza durante la settimana e fidati, succederà molto spesso! Quante volte i pasti che avevo congelato mi hanno salvata per dei pranzi dell'ultimo minuto! Ci sono diverse ricette che si prestano benissimo anche ad essere porzionate e a durare anche diversi mesi nel tuo freezer.
3) Investi in (buoni) elettrodomestici
Dei buon elettrodomestici ti possono rendere la vita molto facile, soprattutto se non hai tanto tempo da dedicare alla cucina. Un buon mixer, una planetaria, un frullatore ad immersione, un essiccatore e la pentola a pressione sono ottimi investimenti. Poi vogliamo parlare della instant pot? A me ha cambiato la vita e facilitato l'organizzazione in cucina. In pratica ci ficchi dentro gli ingredienti che devi cucinare, timer, avvii e questa pentola elettrica cucina la cena al posto tuo. Vuoi mettere preparare gli ingredienti al mattino, uscire per andare al lavoro e tornare la sera con la cena già calda e pronta per essere gustata? (Qui il link per acquistare quella che uso io)

Vivere in un mondo che ci ha abituati ai "4 salti in padella" e ai "fast food", ci ha fatto dimenticare quanto sia magico prendersi del tempo per preparare il nostro cibo. Cibo che è energia, cibo che è vita.