Quando vivevo in Italia, soprattutto poco prima di partire per il Giappone, ogni tanto acquistavo del latte di capra perché lo trovavo più digeribile del latte vaccino. Effettivamente il latte di capra ha una struttura simile ma diversa a quello vaccino e, nonostante sia più grasso, risulta più digeribile. Aggiungiamoci anche il fatto che contiene più fosforo e calcio rispetto al latte vaccino, quindi lo rende perfetto per essere consumato anche da bambini e anziani.
Ma devo ammettere che facevo quasi fatica a berlo (ed ero l’unica in famiglia a consumarlo) per via del suo sapore molto intenso e particolare. Una volta trasferita in Giappone però, ho iniziato a rimpiangere il fatto di non poterlo acquistare...perché sì, qui nei supermercati non vendono latte di capra, o latte che non sia vaccino, di soia o di mandorle. Ancora devo capire se il motivo è per via della scarsa domanda o se invece ci sono altre ragioni che ancora mi sfuggono.
Quando abbiamo intrapreso il nostro percorso di decrescita e autosufficienza avviando la nostra fattoria, abbiamo deciso di investire inizialmente in capre, perché più gestibili ed economiche da mantenere rispetto a una vacca da latte.
Domande come:
“Avete intenzione di bere il latte delle vostre capre?!”
“Avete mai bevuto il latte di capra? Ma vi piace davvero?”
“Ma si beve il latte di capra?” erano all’ordine del giorno.
In più Naoki, mio marito, non aveva mai bevuto il latte di capra e non aveva idea dell’intenso sapore che invece il mio palato conosceva fin troppo bene!
E così, dopo un anno di attesa (la nostra capretta è arrivata da noi che era ancora piccola, quindi abbiamo aspettato un bel po' prima di poterla mungere) è arrivato finalmente il momento del primo assaggio.

Quel giorno, dopo aver munto la nostra capretta Ichigo ed aver filtrato il latte, l’ho riposto in un contenitore di vetro e lasciato in congelatore per un’ora e mezza prima di consumarlo. Ed ecco che, finalmente, giunse il momento dell’ assaggio... giusto un sorso. Ricordo ancora che sia io che Naoki eravamo alquanto perplessi e avremo probabilmente fissato il bicchiere per un minuto buono per assicurarci che non ci fosse nulla di strano: l’aspetto era normale e nessun cattivo odore, quindi ci siamo fatti coraggio, abbiamo mandato giù e...sorpresa!
Sapeva semplicemente di...latte! Potrebbe far ridere detta così, ma sono stata la prima a rimanere di stucco. Avevo un chiaro ricordo del sapore del latte di capra, e invece qui nulla. Nessun sapore forte o amarognolo, anzi! Un denso, ricco e dolce latte che niente aveva a che vedere con quello che ero solita acquistare al supermercato.

Che grande dilemma!
Dopo numerose ricerche, sono arrivata alla conclusione che il latte di capra del supermercato, essendo pastorizzato, mantiene il suo inconfondibile e forte sapore di capra, ma i motivi potrebbero essere anche che:
1) Alcune razze producono latte dal sapore più forte di altre.
2) La dieta dell’animale incide in parte sul sapore del latte.
3) E’ molto importante refrigerare il prima possibile il latte appena munto a temperature inferiori ai 5 gradi.
4) Più il latte “invecchia”, più il sapore s'intensificherà.
La soddisfazione e la gioia nel poter bere il latte della capretta che abbiamo cresciuto e che stiamo allevando noi, non sono descrivibili a parole. Io mi sono re-innamorata del latte di capra, e ciò mi da la carica giusta per svegliarmi presto al mattino per la prima mungitura della giornata.

Consiglio spassionato per tutti voi: trovate una fattoria/un allevamento (possibilmente che alleva capre al pascolo) e acquistate del latte o fatevi dare un assaggio... vi assicuro che ne rimarrete piacevolmente sorpresi.
Curare l’orto (magari durante una brutta stagione), preparare i campi per le nuove semine, costruire i pollai, sistemare le recinzioni, mettere a posto le stalle, gestire gli animali, cercare di autoprodursi il cibo...questa è solo una normale lista-delle-cose-da-fare di una persona che decide di andare a vivere in campagna.
La sensazione di sentirsi sopraffatti quando s’intraprende questo percorso verso uno stile di vita più semplice nel 21esimo secolo, è normale...molto più di quanto ci si aspetti, soprattutto se si è agli stadi iniziali. Quando si finisce con il completare un progetto, ecco che subito ne spunta fuori un altro e quindi tutto questo fare e lavorare sembra non avere mai fine.
Tutto questo susseguirsi di nuovi progetti paralizza e spaventa, quindi come riuscire a muoversi senza quell’oppressivo senso di sopraffazione e incapacità?
Anche noi stiamo vivendo una fase difficile in cui dobbiamo prendere delle decisioni che andranno ad influire sul futuro nostro e della nostra fattoria. Scelte non facili da prendere, soprattutto dopo tutti i sacrifici fatti per arrivare fino a questo punto. Delle volte penso se sia davvero il momento di avviare simili progetti o se forse sia il caso rimandare una volta calmate le acque. Da una parte mi dico che faremmo meglio ad aspettare e vedere dove ci porta il vento, dall'altra ho timore di perdere tempo e pentirmi di non averci neanche provato. Ti senti così anche tu? Per aiutare te (e me) a superare questi momenti, ecco i miei consigli su come agire:
1) Tira tutto fuori dalla testa
Il primo passo è sicuramente quello di raggruppare le tue idee, obiettivi e preoccupazioni. Scrivile su un foglio o un quaderno perché, quando sono lì a mollo nel tuo cervello, sembrano 1000 volte più scoraggianti di quel che sono in realtà. Basta scrivere tutto quello che ti viene in mente relativo al tuo progetto. Non esistono pensieri sbagliati, quindi non aver timore.
Oh guarda, anche io sto iniziando a sentirmi meglio ora!
2) Organizza la lista
Una volta che hai ottenuto la tua lista di pensieri, pensa alle tue priorità, specifica di più i punti più importanti, assegna date di scadenza o tempo da dedicare a ciascun punto. Alcune cose potrebbero accadere nel giro di pochi giorni, altri nel giro di anni. Finché hai un piano d’azione, non importa quando completerai il tutto.
3) Buttati anche se fa paura
L’ultimo punto è iniziare! Inizia a lavorare al tuo progetto anche se fa paura. Anche se non ti senti in grado di gestire tutto quanto. Anche se, guardandoti intorno, vedi gente che pensi sia più capace di te. Anche se hai timore di fallire. Anche se temi il giudizio della gente. Anche se non hai fiducia nelle tue capacità. Fidati, lo so bene perché anche io mi sento esattamente così!
Come ripeto spesso, l’importante è iniziare a muoversi senza aver paura di sbagliare. Probabilmente, nel mentre, cambieranno le tue priorità e anche alcune cose che avevi messo per iscritto nel progetto iniziale, ma non ti preoccupare, fa tutto parte del processo. E quando finalmente arriverai alla fine, ti guarderai indietro e vedrai compiuto l’enorme lavoro che hai fatto...ecco che ne spunterà fuori un altro e ti toccherà ricominciare da capo ;)
Certe volte mi sento totalmente sconnessa con amici e conoscenti non pratici della vita in campagna. Grazie al cielo, considerando il fatto che desideravo questa vita fin da quando ho memoria, ora i miei familiari e alcune persone che mi conoscono da tanto tempo, hanno capito e ci supportano. Nessuno di loro alza più gli occhi al cielo quando comunichiamo loro che abbiamo allargato la nostra famiglia pelosa portando a casa dei nuovi animali oppure che abbiamo intenzione di acquistare nuovi mezzi agricoli.
Ma poi vado in città con i miei stivali sporchi di fango, qualche filo di paglia nei capelli, jeans da lavoro vecchi e macchiati…e incontro persone che non mi conoscono molto bene fissarmi come se fossi un alieno (poi in Giappone già non passo inosservata!), una sciattona…o forse un pochino di tutti e due.
Certe volte vorrei mostrare loro un post come questo prima di approfondire la conoscenza, cosicché possano capire meglio il mio stile di vita.
Ecco quindi 5 cose che i nostri amici o conoscenti non-campagnoli non capiscono:
1) Siamo fieri di sporcarci le mani
E per sporcarci le mani intendo proprio affondarle nel terreno per piantare i nostri ortaggi, costruire recinzioni, spingere le nostre testardissime capre per convincerle a rientrare per la notte, pulire le stalle, spostare il compost ecc…
Le mie mani sono ruvide, piene di calli e con unghie cortissime e poco curate, ma sapete cosa? Amo le mie mani. Fanno il loro lavoro diligentemente e non mi hanno mai tradita.
2) Ci piace (veramente!) avere e lavorare ai nostri progetti
“Come siete impegnati!”
“Dev’essere faticoso gestire degli animali e due bambini piccoli, povera!”
"Come devi sentirti sola!"
Esclamano con un’espressione di commiserazione negli occhi.
Inizio a provare una certa repulsione verso il termine “Impegnato” perché subito si pensa a un qualcosa di negativo. Preferisco l’espressione “piacevolmente pieni di lavoro” perché ci tengo a far capire a tutti che io non sono vittima del lavoro che abbiamo qui in fattoria, anzi! Quei giorni in cui inizio a pulire le stalle, per poi passare ad infornare il pane per la settimana, scrivere un post per il blog, spostare della legna, provare una nuova ricetta, fare un po' di lavori nell’orto, prendermi cura degli animali per poi giocare con i miei figli...queste sono le giornate che amo, ne amo e assaporo ogni singolo momento.
3) Il cibo che coltivi è davvero più buono e sano!
Non si possono avere dubbi che una verdura raccolta 30 minuti prima nel giardino di casa vostra, sia più buona di una verdura che ha fatto il giro di mezzo paese prima di approdare nel supermercato dove poi verrà venduta (e per questo motivo si usano anche prodotti non proprio salutari per farle conservare di più). Ci sono certi nostri conoscenti che hanno storto il naso quando abbiamo detto loro che vogliamo bere il latte delle nostre capre e mangiare la carne e le uova delle nostre galline...mi dispiace davvero che non capiscano (o non vogliano capire) il nostro punto di vista.
4) Non facciamo quel che stiamo facendo per far sentire gli altri inferiori
Non so perché, ma spesso ho la sensazione che qualcuno pensi che io mi atteggi ad essere una “super mamma” gestendo sia famiglia che fattoria. Lasciatemi dire una cosa: io sono di quanto più lontano ci sia da una super perfetta mamma e donna di casa. Come chiunque altro anche noi abbiamo le nostre priorità, quindi se pensate che ci sentiamo superiori a voi solo perché coltiviamo e cresciamo il nostro cibo, sappiate che lo facciamo solo ed esclusivamente perché è così che abbiamo deciso di vivere. Facciamo solo ciò che ci fa star bene e sentire felici e non giudichiamo mai nessuno per le proprie scelte di vita (come dicevo, questione di priorità). Possiamo essere amici anche se odi la campagna, ti fa ribrezzo l’odore del letame e pensi che produrre il cibo sia una perdita di tempo e sforzi. Peace and Love.
5) Ci piace vivere in un posto (quasi) isolato
Molti sono preoccupati per la distanza che separa noi dal paese. Dove viviamo non ci sono supermercati, ristoranti, divertimenti...nulla! Solo qualche casa qua e là e il bosco. Nonostante ci sia un ospedale nelle vicinanze, asili e una scuola elementare, tutti ci chiedono se siamo tristi a vivere in un posto “morto”. E’ vero che ci sono dei giorni senza che io veda anima viva, infatti spesso e volentieri siamo soli. E’ altrettanto vero che se non ho voglia di cucinare non posso ordinare cibo a domicilio, oppure se dimentico di acquistare un ingrediente in paese, devo aspettare almeno 2 settimane prima di poterlo reperire. Ma nonostante questo, siamo felici di poter vivere nella pace, nella quiete e in grandi spazi aperti. So che vivere così lontano dal centro non è per tutti, ma alla fine ci separano dal paese solo 25 minuti di macchina. Non è poi così infattibile.
Siete d'accordo? Quali altre cose aggiungereste alla lista delle cose che gli amici non-campagnoli non capiscono? :)